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Religiose, militari e piedi difficili: presentato alla Rai il nuovo libro di Manlio Santanelli

Santanelli1Solitamente, non mi piace utilizzare i termini “monumento” e “tesoro” attributi a una persona del mondo della cultura. Essi danno, a mio avviso, l’idea di un qualcuno di effettivamente grande, ma anche una certa suggestione legata al passato. Eppure, non mi vengono altre parole per definire Manlio Santanelli, un drammaturgo, uno scrittore, e in più generale un autore che è tutto fuorché legato al passato. Santanelli fa pare di quella linfa vitale di Napoli e allo stesso tempo è un “monumento” della cultura napoletana (e quindi italiana ed europea), un “tesoro” di cui dobbiamo essere, come amanti di cultura, cittadini e città nell’insieme, essere più che fieri. Testimonianza del fatto che Napoli è, al di là di tutti i problemi che ha, capitale culturale e intellettuale, storicamente ma anche attualmente.

Drammaturgo di fama internazionale, si pensi a Uscita di emergenza e Regina Madre, anche scrittore di narrativa, Santanelli ha presentato la sua ultima fatica letteraria, la raccolta di racconti Religiose, militari e piedi difficili (Giammarino Editore), il 26 marzo presso il foyer dell’Auditorium RAI di Napoli. Una serata di grande interesse, con molti ospiti e un pubblico davvero numeroso, cosa che dimostra l’interesse di una città che ha fame molta di cultura e un grande affetto per uno dei suoi Maestri.

Presentato da Antonia Lezza e Maria Rosaria Carotenuto, in una tavola rotonda moderata da Giulio Baffi, dopo i saluti dell’Assessore Nino Daniele, del Direttore Rai Francesco Pinto e dell’editore Giammarino, il volume, impreziosito dalla prefazione di Ugo Gregoretti, vede ventuno racconti di varia lunghezza, alcuni brevissimi, altri lunghi, che mostrano un gusto per l’assurdo, il paradossale, il nero, anche mortifero. Come nota Carotenuto, vi sono elementi filosofici nei racconti e nella scrittura di Santanelli, portano al ragionamento anche dopo la fase di lettura, sono testi che dimostrano, come afferma invece Antonio Lezza, quanto egli sia grande narratore oltre che drammaturgo.

Pur non scrivendo qui in napoletano, nota sempre Lezza, Santanelli è napoletano al cento per cento perché si fa portavoce di quella identità e di quegli aspetti esistenziali che sono propri di Napoli. Vorrei aggiungere che Napoli è sempre stato un mondo unico, anche chiuso in se stesso, e allo stesso tempo una realtà legata ai più ampi orizzonti internazionali, europei e mediterranei. Ecco quindi che nella scrittura di Santanelli vi è un gusto che ricorda la grande tradizione ad esempio dell’Europa dell’Est, degli autori boemi, ungheresi, romeni e russi. Si guardi al racconto Vivissime condoglianze.

A rendere ancora più gustosa la serata, la voce di due grandi interpreti, Isa Danieli e Enzo Salomone, che hanno letto con maestria alcuni brani scelti, rendendoli ancora più evocativi, una scrittura che non è solo letta, ma che si visualizza nella mente di chi ascolta.

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