Visitare “Vitignoitalia” ricorda un po’ quando si andava al “Napoli Comicon” prima che la manifestazione fumettistica si spostasse alla Mostra d’Oltremare e aveva casa nel solo Castel Sant’Elmo. Qui, con la manifestazione dei vini il cui nome non può non riecheggiare – con le dovute e immense differenze – quello di “Vinitaly” (dove la Regione Campania ha spinto molto in marketing), ci troviamo a Castel dell’Ovo, nelle sue stanze tufacee riempite per l’occasione di cantina in prevalenza campane, ma con una buona presenza dal territorio nazionale.
Il castello è ovviamente il primo termine di paragone con il vecchio “Comicon”, ma anche un’altra cosa ce lo fa ricordare. Il fatte che anche in questo caso vediamo qualcosa che in potenza può crescere molto rapidamente (come successo con l’ormai mastodontica kermesse di Curcio) e su cui si deve lavorare per far trovare una propria identità che può essere solo verso due direzioni: 1. Culturale, quindi il vino come cultura e la Campania, con i suoi miti e dei si presta molto; 2. Commerciale, puntando sulla quantità oltre che sulla qualità.
Nel primo caso, Castel dell’Ovo è un ottimo spazio, bellissimo esteticamente, turistico, e non è un caso che molti visitatori, negli orari di apertura al pubblico fossero stranieri in giro per il Lungomare con tappa obbligata al Borgo. Pensando alla seconda possibilità, si deve rimodulare il tutto, ragionare anche sulla quantità e sulle location, sui partecipanti, sulle location a disposizione. Si tratta di pensare in grande e non più solo nazionale (il nazionale, a volte, ha il rischio sagra, ma non è questo il caso), puntando per esempio anche a uno o più paesi ospiti, ma anche a sinergie con altri eventi del territorio – ci sarebbero mille domande da porsi su “Wine and the City”, oppure si pensi al contemporaneo “BaccalaRé”, kermesse monotematica dedicata al baccalà che, a ingresso gratuito, ha fatto registrare 200.000 presenze nella sua prima edizione, ma anche alla Borsa del Turismo Mediterraneo di poco tempo fa -, e di altre realtà italiane e straniere. Bisogna pensare a operatori e professionisti e convogliarli. In questo senso, anche la tempistica dovrebbe andare riformulata (“Vinitaly” è stato poco più di un mese fa).
Ad ogni modo, i 25 euro di ingresso per i visitatori sono un prezzo più che giusto per le degustazioni e per una bella manifestazione che può diventare un hub, almeno in area mediterranea.