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RriscopriAMO la realtà. Ammazziamo i nostri avatar.

Sono un fiero osservatore della realtà, ogni volta che ne riconosco una tangibile raffigurazione la scruto con l’aria che ha un bimbo la prima volta che vede la neve, impaurito e attratto dalla stessa.

Oggi le influenze esterne rendono la verità un lusso per pochi eletti, non fraintendete: siamo tutti, o quasi, atti a pascerci della realtà. Io parlo, però, del primordiale atto di sincerità pura al punto di essere riconosciuto come “sentimento”, quasi fosse un amore vero, forse fiabesco, che può resistere a social network e alle richieste di amicizia accettate, che non si fa scalfire da community e scenate di gelosia sulla bacheca. Un fiero sentire che non sia impregnato di cliché né di parole ridondanti e cinicamente inquietanti, come un’unione che non necessiti di cappi per le dita o di capi cinti di veli bianchi simbolo di una castità ed incoscienza al giorno d’oggi perfino ridicolmente utopica. Un qualcosa che si dimostri a noi senza obbligarci a cambiare il nostro status da single a puntini puntini.

Giunti nel 2012, con la profezia dei Maya che ci alita sul collo e con altre catastrofi, meno preannunciate, ma più certe, viviamo con stampate su di noi numerose date di scadenza.

Detto ciò, il consiglio che ho bisogno di elargire è: “vivete l’oggi nella sua totalità”. Amate, anche solo per un’ora, non precludetevi la passeggera e caduca gioia di un istante di passione. Come fiori di ciliegio.

Passiamo meno tempo davanti agli specchi, compresi i monitor del pc. Realizzate pure quei sogni e quelle fantasie indicibili. Non digitate le parole, esprimetele con i toni e con le mimiche che vi rappresentano, non scattate una foto per taggarla bensì per appenderla alla parete e ridere di quel momento. Non aspettate tintinnii e notifiche per sussultare né crogiolatevi dei “mi piace” altrui. Forse la profezia si è già compiuta, società ed il relativo socializzare sono già sette piedi sotto terra, vittime di uno strumento nato per avvicinarci ma che, a conti fatti, ci ha reso vittime per l’appunto della solitudine più buia.

Ammazziamo i nostri avatar, sims etc etc e resuscitiamo le nostre personalità.

So che dovrei parla di moda. Siete sicuri che non l’abbia fatto?

Il discorso è polivalente: vestite il vostro corpo di ciò che lo fa stare bene e non che gli stia, soltanto, bene. Non copiate lo stile di nessuno, createne uno, fottetevene delle etichette e se vi va di indossare qualcosa che faccia storcere il naso lì fuori, fatelo. Tanto il tasto “non mi piace” dietro la schiena non lo abbiamo.

Napoli è il più vivo dei social network, non c’è bisogno di iscriversi: parlate con i negozianti della vostra zona, pranzate con i vicini, assorbite l’interezza della bella Partenope. Non è necessaria una connessione ad internet, né una password.

Provate cose nuove, indossate la camicia del ostro ragazzo sui leggings, un vecchio scialle della nonna e delle décolleté ormai dimenticate nella scarpiera: riscoprite. Rivoluzionatevi ogni qual volta lo riteniate opportuno e non vi annoierete di essere “voi” senza nickname o immagini fittizie. Guarderete negli occhi qualcuno con quella stessa sicurezza che vi da il celarsi dietro un monitor. Così facendo, probabilmente, piacerete alle persone che non ve lo diranno con un facile click ma con gesti, azioni e parole vere.

Siate. Punto.

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