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Un editore napoletano ricorda Robert Crumb e il fumetto “underground”

Fritz il gattoÈ stato annunciato qualche giorno fa sul loro sito. I responsabili del Napoli Comicon, costituitisi come casa editrice, pubblicheranno per la mostra di quest’anno, che avrà luogo i primi giorni di maggio, un volume su uno dei fondatori del fumetto underground: Robert Crumb.

Questo nome è legato al suo personaggio più famoso Fritz il gatto (foto: fumetto-online.it) e alle sue storie di sesso e droga. Tipiche della cultura underground che la faceva da padrone negli anni ’60 e ’70.
Ma, esattamente, che cos’è il fumetto underground? È il fumetto che, fondamentalmente, aveva una sola regola: quella di non avere regole. Ad esempio Crumb all’inizio stampava i suoi primi fumetti su carta ciclostilata per poi rivenderli in strada e il ricavato lo usava per mangiare e per produrre altri fumetti. Ecco, questo è il fumetto underground, quello lontano da ogni logica editoriale e da ogni editor che diceva all’autore come scrivere e come impaginare.

Il fenomeno ha ampia diffusione in America  fra il 1968 e il 1975 ma, a partire dal 1973, si propaga anche in Europa riscuotendo successo specialmente nel Regno Unito. Le opere trattano temi scomodi e sono molto irriverenti con la società ed il Potere. La logica è totalmente anarchica, tant’è vero che spesso i fumettisti underground non sono neanche fumettisti di professione.
Ad esempio il già citato Fritz il gatto era scritto e disegnato da Crumb già negli anni della sua adolescenza. Ambientata in una grande città abitata da animali antropomorfi, la striscia si concentra su Fritz, un artista solito buttarsi in avventure di tipo erotico. Il personaggio ebbe una grande popolarità anche grazie al fatto che Crumb vendeva i suoi fumetti a bassissimo prezzo. Anche per questo motivo Fritz il gatto è da considerarsi un’icona del fumetto underground
Trattando spesso anche di droghe, questi fumetti erano distribuiti negli head shop, negozi in cui i giovani potevano acquistare marijuana o addirittura allucinogeni. Una volta che negli States venne proibito il commercio di queste sostanza e disposta la chiusura di queste attività, s’assistette ad un progressivo calo del consumo di questi fumetti.
Tra l’altro l’esistenza di questo tipo di prodotti non era gradita ai più in un America ancora fortemente moralista e puritana ed essi erano visti come un genere di esclusivo uso e consumo giovanile.

La moda del fumetto underground si unisce poi a quello degli alternative comics, fumetti nati negli anni’80 in seguito al consolidarsi della cultura degli anni ’60 e ‘70 nei vari strati della società statunitense e destinati ad un pubblico maturo. Anche in Italia abbiamo avuto esempi di fumetto underground. Come, ad esempio, Frigidaire, rivista culturale italiana di fumetti, inchieste, musica ed altro, pubblicata a partire dal 1980. Fin dall’inizio essa si presentò come una rivista controcorrente, accostando fumetto e giornalismo d’assalto.
E, se si parla di riviste, non si può non citare Raw nata per volontà di Art Spiegelman (l’autore di Maus, il bellissimo fumetto sulla Shoah in cui i tedeschi sono gatti e gli ebrei sono topi) e dalla moglie Françoise Mouly. La rivista, che aveva un formato enorme ed era punto di riferimento per molti artisti (Crumb e Charles Burns, ad esempio, ma vi lavoravano pietre miliari del fumetto come Tardì o Sampayo, ebbe da subito un successo stratosferico. Spiegelman stampa 3500 copie che vanno subito a ruba, benché il costo della rivista fosse dieci volte superiore ad un fumetto normale.
E ancora oggi i fumettisti underground fanno parlare di sé e suscitano interesse se la casa editrice Napoli Comicon ricorda l’opera di Crumb con un volume. Di cui attendiamo con ansia l’uscita.

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