Il nuovo libro di poesie di Silvestro Sentiero, Un arrivederci più arrivederci di qualsiasi altro arrivederci, sorprende sin dal titolo e allude alla possibilità che nella formula del saluto si possa instaurare una sorta di gerarchia sentimentale che solo una sensibilità predisposta può decifrare, mettere in ordine. È la sensibilità di Silvestro, e dei suoi lettori affezionati.
Colui che venti anni fa, all’epoca dell’uscita delle sue Nude passeggiate, si issava su una pedana di tufo di Matteo Fraterno e veniva celebrato come monumento vivente della poesia, surreale epigono di Gilbert&George, torna alla ribalta dopo Sulle orme del tonno, con una silloge che approfondisce la dimensione di consapevolezza del proprio mestiere, della propria missione e vocazione poetica (Sanno che, se c’è stato un risultato/devono continuare a danzare, Artisti), una vena sperimentale e al tempo stesso nel solco della tradizione lirica italiana (la formula del prosimetro con tanto di brevi introduzioni ora in versi ora in prosa, i titoli che sono parte integrante delle composizioni e le illuminano ora limpidamente ora con allusione più oscure, per contrasto, secondo una prassi che ricorda la più riuscita linea ermetica da Ungaretti in avanti), la tendenza a scandagliare impietosamente ma con una personale pietas ogni tassello del ventaglio psicologico ed emozionale dei sentimenti, dalla bellezza del fiorire di un amore platonico (forse il solo possibile: nelle mie lettere ti scriverò/ dipingendoti come sei o non sei,/ frastornato dal mio ideale, Illusione) alla sua inevitabile stanchezza, passando per l’amatissima cultura del mare e della pesca di cui il poeta è figlio (Il pescatore […]/ è un assassino religioso/ […] nel tepore del letto commisera i piccoli pesci, Pescatori).
Leggi Silvestro Sentiero e ci trovi dentro tanti poeti: l’eterno fanciullino di memoria pascoliana, con la sua convinzione che i bambini posseggano un naturale quanto inconsapevole filtro poetico che applicano alla realtà, la lezione ermetica di cui sopra, un tenero saltimbancare a cavallo tra Palazzeschi e Cummings (la raccolta è conclusa, non a caso, dal poemetto Clown), perfino una tentazione postmoderna (ma che vorrà poi dire oggi?) attraverso il patchwork di citazioni (Montale, Marchesi, Chaplin etc.) e gli inserti di automatici poeti-bambini (L’amore è quando mamma fa il caffè per papà/ e lo assaggia prima per assicurarsi che sia buono, Daniela, 7 anni).
Silvestro Sentiero, Un arrivederci più arrivederci di qualsiasi altro arrivederci, Ritrovarsi Editore, Napoli, 2014, euro 10.
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[cover e photo: Giovanna Leone]