Una delle cose più belle per un cinefilo è sapere tutto sul proprio regista preferito, i retroscena dai set, com’è nata l’idea di un film e tante altre cose. Quando l’oggetto di una monografia di questo genere è uno dei padri del Neorealismo come Vittorio De Sica, regista di Ladri di biciclette, Sciuscià, Miracolo a Milano e Umberto D., allora la cosa si fa interessante. E se a scrivere la monografia (Di figlio in padre, Bompiani Overlook, 2013, € 17) è un testimone diretto della maestria e dell’umanità di un grande regista come il figlio Manuel, compositore e autore di colonne sonore, allora il successo del testo è assicurato.
Manuel De Sica, infatti, ha deciso di raccontare non solo la carriera del padre e le travagliate vicende familiari (come la gestione di due famiglie negli anni in cui non c’era il divorzio), ma anche il suo personale rapporto con il padre. Tanti i personaggi che fanno capolino nel racconto, gli attori migliori che il cinema italiano abbia mai avuto, uno scorcio della vita da set nel periodo neorealista, il rapporto con Zavattini e molte altre vicende.
La sensazione è quella di compiere un viaggio nel tempo che ci porta negli anni d’oro del nostr cinema e che ci aiuta a scoprire non solo il regista, ma anche l’uomo. Non mancano le critiche negative di Manuel De Sica ad alcuni atteggiamenti di attori e attrici che, in determinate circostanze avrebbero approfittato delle difficili condizioni economiche del grande regista negli ultimi anni della sua carriera.
La scrittura di Manuel è pungente e critica come poche riescono ad essere e, se necessario, non manca di evidenziare negativamente alcune “cose” che non gli sono piaciute. Molti aneddoti sembrano surreali e addirittura c’è da dubitare che siano accaduti realmente, ma non essendovi più i testimoni degli stessi nessuno può dire se alcuni di questi racconti siano romanzati.
L’immagine finale che passa di De Sica padre è quella di un grade regista, che poche volte ha sbagliato nella sua vita; l’immagine di un marito sempre pronto a portare fuori a cena la moglie e molto attento a non far mancare l’affetto paterno a nessuno dei tre figli, nonostante i molti impegni lo tenessero lontano da casa. Un senso di nostalgia traspare dalle parole di un figlio che racconta l’ascesa e la caduta di uno dei migliori esempi del cinema italiano.
La nota negativa di questo racconto è che in alcuni momenti De Sica figlio sembra volersi sfogare con attori e personaggi che hanno incrociato la sua vita, ma soprattutto quella del padre. Ovvero il musicista sembra volersi togliere diversi sassolini dalla scarpa, approfittando del libro biografico del padre. Ovvio che da un testo biografico ci si aspetti l’onestà di chi lo scrive, ma dopo molti anni l’onestà verso certi attori, registi, produttori e altri, pare fuori luogo.