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Merci, Maître Moebius! Addio al più “pazzoide” fumettista di tutti i tempi.

La notizia ci ha colto di sorpresa. Eppure è accaduto. Uno dei più pazzoidi (si legga geniali) e innovativi fumettisti di tutti i tempi è scomparso ieri. Stiamo parlando di Jean Giraud ma era conosciuto ai più come Gir o Moebius.

Nasce come disegnatore del fumetto che ha come protagonista il tenente Blueberry , famoso fumetto western nato nel 1963 e ideato da Jean-Michel Charlier.

Ma è diventato famoso con le sue atmosfere di fantascienza. Basti pensare alla saga dell’ Incal da cui hanno attinto non pochi scenografi del cinema di fantascienza (se si legge l’ Incal e si guarda il film “Il Quinto elemento” piuttosto che “Tron”, ci si ritroverà nelle stesse atmosfere). Ma anche molti autori di manga come Katsuhiro Otomo. Anche fumettisti italiani come Andrea Pazienza. Si è fatto apprezzare dal grande Federico Fellini che chiama Moebius personaggio nel suo Casanova (1976). Erano gli anni in cui Moebius collaborava con la rivista francese “Metal Hurlant” e rivoluzionava il modo di scrivere la sceneggiatura di un fumetto. Su questa rivista scrisse una volta un editoriale in cui affermò: “Non c’è alcuna ragione perchè una storia sia come una casa con una porta per entrare, delle finestre per guardare gli alberi e un camino per il fumo. Si può benissimo immaginare una storia a forma d’elefante, di campo di grano o di fiammella di cerino”. In parole più semplici, Giraud non usava il tipico procedimento del fumetto per cui una storia veniva disegnata dopo aver redatto la sceneggiatura. Preferiva disegnare un’avventura sulla base di immagini che gli venivano di volta in volta in mente. La sceneggiatura era pensata in un secondo momento.

Un esempio di questo modo di fare fumetto lo troviamo nel Garage Ermetico di Jerry Cornelius. La voglia di sovvertire le regole, molto in voga negli anni Settanta, entra nel mondo dei fumetti. Difficile quindi raccontare la trama di questo fumetto. Anche perché ci sono degli intermezzi nella storia che poco hanno a che fare con lo svolgimento dell’ avventura. Cosa c’ entra, ad esempio, in una narrazione fantascientifica, una tavola che ci mostra un uomo su un treno che si trova in difficoltà quando si accorge, al cospetto del controllare , di aver perduto il biglietto? Ma se ci sembra che questa tavola non sia amalgamabile con lo sviluppo della storia, Moebius sembra dirci che si può , anzi, si deve concepire una narrazione con dei voli pindarici in nome di un estro che sia veramente semplice e genuino. Non è forse quello che fece James Joyce nel suo “Ulisse”, usando il mistilinguismo ed una fusione di generi letterari diversi?

Nella nostra città Moebius è venuto abbastanza recentemente. Nel 2007 era ospite del Napoli Comicon. Ci ha lasciato l’ immagine che pubblichiamo per ricordarci che Napoli ha ospitato questo grande artista. L’ immagine classica del golfo sovrastato dai gabbiani e da un cielo azzurro. Un fumettista che si è sempre cimentato con scenari fantascientifici ci ha lasciato un disegno così bello e poetico della nostra città.

Ed è per questo che lo ringraziamo: Grazie maestro Moebius , merci maître Moebius!

 

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