Il critico e psicologo Roberto Lasagna racconta la vita e i film del grande comico napoletano

Gli ultimi due anni sono stati particolarmente ricchi di contributi per la ridefinizione critica dei lavori di Massimo Troisi, indimenticato attore napoletano scomparso prematuramente nel 1994, a soli 41 anni, icona cinematografica sui generis degli anni ’80 (specialmente per i cult Ricomincio da tre, Scusate il ritardo e Non ci resta che piangere in coppia con Roberto Benigni, 1981-1984): a dare il la, il magnifico film-saggio di Mario Martone dedicato alla figura dell’artista, Laggiù qualcuno mi ama (2023), titolo metacinematografico che ben incarna, tra incasellamento storico-culturale, recupero di materiale d’archivio e testimonianze inedite, lo spirito commosso ma rigoroso con cui il regista napoletano ha riletto l’opera del suo conterraneo, che ha preceduto di circa un decennio l’apparire del cosiddetto “nuovo cinema napoletano”.
Il saggio fresco di stampa di Roberto Lasagna, Massimo Troisi. Quando c’è l’amore… (142 pp. € 14), apparso nella collana Cinema della meritoria Mimesis di Milano, sembra partire proprio dalla “pista” interpretativa segnata da Martone nel suo documentario, quando apparenta, non senza fondamento, il dittico iniziale di Troisi all’autobiografia truffautiana, sia pure – nel caso del nostro – in prima e non per interposta persona (“Massimo Troisi è stato il nostro Antoine Doinel”) o la fenomenologia dei sentimenti di Pensavo fosse amore…ecc. al più riuscito marivaudage rohmeriano (“Pensavo fosse Troisi…invece era Rohmer”, titolava qualche giornale già nel 1991, all’uscita del film), inscrivendo dunque la filmografia dell’autore napoletano sotto il segno della Nouvelle Vague storica, di certo meno studiata che sentita istintivamente da Troisi.
L’ottica esegetica adottata (sottolineata anche dalla bella prefazione di Giorgio Simonelli) offre la stura per intelligenti riposizionamenti critici di tutte le opere di Troisi, vergati dallo psicologo Lasagna in uno stile elegante e mai prolisso e attenti a mettere in risalto finanche i risvolti psicanalitici dei film (si pensi a due opere chiave in tal senso come il già citato esordio e un film poco compreso alla sua uscita come Le vie del Signore sono finite, 1987), mentre le preziosissime testimonianze raccolte, di personaggi noti dell’universo troisiano come l’amico e sodale de La Smorfia Enzo Decaro e la compagna e sceneggiatrice Anna Pavignano, e meno noti come Pino Donaggio (autore delle musiche di Non ci resta che piangere) e Roberto Perpignani (montatore de Il Postino di Michael Radford, l’ultimo film con Troisi) lumeggiano aspetti inediti della pratica artistica troisiana, come il rapporto con gli autori delle musiche o permettono di ricostruire più dettagliatamente il percorso produttivo di un singolo film (è il caso de Il Postino).
Da non perdere per tutti gli estimatori di Massimo Troisi e vivamente consigliato ai giovani che vogliano approcciare l’opera di questo grande napoletano.
Per tutte le info: https://www.mimesisedizioni.it/libro/9791222314501